CategorieScoliosi

Spinometria vs Scolioscan: quando utilizzare l’uno o l’altro?


Partiamo dal punto in comune: ridurre l’esposizione alle radiazioni. Entrambe le metodiche nascono infatti con l’intento di ridurre l’esposizione a radiazioni dei pazienti nel monitoraggio delle patologie della colonna vertebrale, soprattutto durante la crescita puberale, pur non riproducendo l’angolo di Cobb.
L’assenza di esposizione alle radiazioni e la non invasività rappresentano un enorme vantaggio e permettono una valutazione delle curve del rachide, fisiologiche e non, che, affiancate alle misurazioni e valutazioni cliniche, consentono allo specialista di decidere come proseguire con la terapia. Tutto questo senza ricorrere, in molti casi, alla radiografia di controllo.
Abbiamo già approfondito le caratteristiche e le peculiarità di questi strumenti in precedenti post al link sullo Scolioscan e sulla spinometria.

Quando allora utilizzare l’una o l’altra?

Spinometria: la utilizziamo nella pratica clinica prevalentemente per lo studio delle alterazioni del piano sagittale del paziente, dove risulta essere molto più affidabile rispetto al piano frontale, poiché le evidenze scientifiche attuali dimostrano che le misurazioni diagnostiche tra radiografia (angolo di Cobb) e spinometria non sono correlate in modo affidabile (1,2). Grazie alla spinometria valutiamo e monitoriamo nel tempo problematiche posturali e strutturali che interessano il piano sagittale, come le varie forme di ipercifosi, cifosi lunga, iperlordosi etc….
Questa metodica è molto utile anche per valutare nel tempo l’efficacia del corsetto o degli esercizi specifici.

Scolioscan: è il primo sistema ecografico in grado di valutare la presenza di scoliosi. L’unico in Italia si trova nelle sede Isico di Milano.
Nonostante la ricerca (3) abbia dimostrato correlazioni e concordanze molto buone tra le misurazioni ecografiche (UCA) e quelle radiografiche (angolo di Cobb), tale affidabilità, come per la spinometria, non è ancora sufficiente per sostituire la radiografia, che rimane lo strumento di riferimento per la diagnosi di scoliosi e per la conferma della sua evoluzione.
Nella nostra esperienza attuale, utilizziamo lo Scolioscan come alleato nel monitoraggio stretto (ogni 3-4 mesi) dei pazienti con maggior rischio evolutivo, perché ci permette di rilevare tempestivamente un eventuale peggioramento delle curve.

Ricordiamo che l’esame è indicato per pazienti che presentano determinate caratteristiche, come: avere un Risser 0-1 ed essere in trattamento sia con esercizi sia con corsetto, oppure solo in monitoraggio per diagnosi di scoliosi , infine con bambini di oltre 5 anni per ridurre i dosaggi radiografici (annuali).

Nonostante la radiografia sotto carico in proiezione anteroposteriore e latero- laterale, secondo le linee guida attuali, rimanga il metodo più affidabile per fare diagnosi di scoliosi e di patologie del sagittale, sia la spinometria sia lo Scolioscan possono essere considerati validi strumenti utili nel monitoraggio nel tempo della condizione clinica il primo in maniera più estensiva per i problemi sagittali ed il secondo in modo mirato per le scoliosi. Alcuni autori li propongono anche come strumento per lo screening precoce in ampie popolazioni (ad esempio, in contesto scolastico) (2).

1- Multicenter Comparison of 3D Spinal Measurements Using Surface Topography with Those From Conventional Radiography

2- Is rasterstereography a valid noninvasive method for the screening of juvenile and adolescent idiopathic scoliosis? 

3- 3D ultrasound imaging provides reliable angle measurement with validity comparable to X-ray in  patients with adolescent idiopathic scoliosis 



Sorgente notizia: https://www.scoliosi.org/ Vai al post originale